Roberto Bombarda - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||||||||||||||
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Trento, 15 giugno 2007 Sul Monte Stivo, all'incirca in loc. Carobbi, è stata autorizzata qualche anno fa l'espianto di circa una ottantina di piante secolari di castagno per realizzare un vigneto. Tale cambio di coltura parve allora a molti discutibile per la scarsità d'acqua della zona, compatibile per un castagneto, ma non per un vigneto. Da qualche tempo pare che in zona si trovino apparecchiature per trivellazione, forse per ricercare acque sotterranee, utili alle nuove coltivazioni. La questione – se trovassero conferma le ipotesi da più parti formulate – potrebbe farsi delicate perché nuovi pozzi in zone povere d'acqua potrebbero impoverire le sorgenti esistenti e su cui contano, per consolidate consuetudini, altri coltivatori o gli stessi acquedotti pubblici. Anche recentemente, la stampa ha riferito, a proposito questa volta di masi situati sulla collina della val d'Adige, di polemiche e contrasti – portati anche all'attenzione degli uffici provinciali e dello stesso difensore civico – per troppo disinvolte deviazioni di condotte idriche utilizzate da masi coltivati da molto tempo rispetto alle nuove bonifiche effettuate (con trasformazione dei boschi in vigneti). Da ultimo, un noto naturalista che da molti anni studio il Sic degli stagni di Vela, avanza l'ipotesi che il quasi totale prosciugamento degli stagni, constatabile da chiunque, malgrado piova da molti giorni, possa essere attribuito alla radicale trasformazione di un sito a monte, incolto e per lo più boscato in un vigneto con notevole apporto di terreno, tale da chiudere le porosità naturali e quindi impedire la penetrazione dell'acqua in profondità. Esistono quindi motivi di preoccupazione ed allarme per le modalità con cui sono effettuate le bonifiche agrarie, tanto più quando si tratta di cambi di coltura, con particolare riguardo alle risorse idriche sempre più scarse (stando almeno alle previsioni più accreditate). Tanto premesso si interroga il Presidente della Giunta provinciale per sapere: a) se sulle pendici dello Stivo e in prossimità dei nuovi vigneti di cui in premessa sono state autorizzate trivellazioni allo scopo di reperire risorse idriche da destinare all'agricoltura; b) in caso di risposta affermativa quali misure sono state prese per tutelare le poche sorgenti esistenti ed in generale la falda che alimenta eventuali utenze precedentemente autorizzate; c) nell'eventualità assai probabile che il cambio di coltura e la bonifica agraria abbiano beneficiato di contributi pubblici, come sia stata valutata la ben nota scarsità d'acqua superficiale della zona, in rapporto all'esigenza consistente d'acqua che un vigneto richiede. Dott. Roberto Bombarda |
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